LE DUE FACCE DEL CREDO - IL PIRATA E L'ASSASSINO
- Connor1991
- 7 nov 2019
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 28 nov 2021

Nel corso delle storie che abbiamo vissuto a fianco degli Assassini ci si è spesso dovuti scontrare con il Credo della Confraternita, quel sistema di regole e ideologie che governa l’intera vita di un qualunque suo devoto finché non sopraggiunge per lui la morte. E nel corso della storia ne sono state date diverse interpretazioni, sviluppatesi in funzione di chi ha vissuto in suo nome, ma che in generale rincorrono tutti quanti la stessa linea di pensiero.
Il mondo che vogliono costruire gli Assassini non è infatti un’anarchia in cui ognuno è libero di fare ciò che desidera, quando e dove lo desidera, bensì uno in cui ognuno sia libero di trovare la propria strada, in fiducia del fatto che gli umani un giorno sapranno rispettarsi, ma soprattutto, aiutarsi a vicenda. Il Credo non è dunque un invito alla sregolatezza, bensì a vivere secondo i propri principi alla ricerca della saggezza, sia sbagliando che ottenendo successi. Così pensava Altaïr Ibn-La'Ahad e così trasmise alle generazioni lui future:
“Abbiamo fede in noi stessi, vediamo il mondo per ciò che davvero è, sperando che un giorno gli altri possano vederlo come noi. Il mondo è un’illusione alla quale sottomettersi, come fanno molti, oppure da trascendere. Trascendere significa che niente è reale e tutto è lecito, che leggi non vengono dalla divinità, ma dalla ragione. Ora capisco che il nostro Credo non ci comanda di essere liberi. Ci comanda di essere saggi.”
Non solo gli Assassini però, anche molti Templari conoscevano la filosofia dei loro nemici, e altrettanti ne diedero una interpretazione molto significativa, naturalmente filtrata da quello che è il loro modo di vedere il mondo: selvaggio, bellicoso, il disegno di un pazzo in cui i più illuminati devono mettere ordine in un nuovo disegno denominato Nuovo Ordine Mondiale. Il Gran Maestro coloniale Haytham Kenway fu uno dei maggiori esponenti a riconoscere il forte rischio che un mondo libero e senza regole potevano rappresentare; e infatti in proposito alla libertà promessa dai patrioti americani disse:
“Che come ti ho detto, più e più volte, è pericolosa! Non ci sarà mai un accordo, figliolo, tra coloro che hai aiutato a vincere! Ognuno di loro avrà un’idea diversa di cosa significhi essere liberi. La pace che tu brami così tanto non esiste. […] La gente non ha mai avuto il potere, solo l’illusione di averlo! E sai qual è il segreto? Non lo vogliono! La responsabilità è troppo grande!”

Insomma, due opinioni completamente opposte su una visione del mondo che prevede la libertà: gli Assassini ritengono che gli umani possano veramente coesistere l’un altro senza dover necessariamente scadere in gerarchie, mentre i Templari vedono in questa idea solamente un concentrato di caos e anarchia che potrebbe portare sul lastrico l’umanità; in un certo senso potremmo tradurlo nell’effetto collaterale del Credo, ovvero il come esso non debba essere interpretato, il fraintendimento per eccellenza di una filosofia molto profonda. Andando al punto, riflettendoci attentamente, c'è un protagonista che più di ogni altro incarna l'idea per cui la totale libertà possa tradursi nel caos: Edward Kenway, prima pirata e poi Assassino. Più in generale potremmo dire che il capitolo piratesco è ciò che meglio rappresenta le due interpretazioni possibili del Credo degli Assassini precisate sopra, specialmente quella che prevede l’effetto collaterale individuato dai Templari.
Ragionando brevemente sulla figura del pirata, possiamo trovarvi un uomo che, sentendosi tradito dalla società e stanco delle sue imposizioni, ne rifiuta il regime, cominciando a combatterlo ed a vivere seguendo come sole ed uniche regole le proprie. Si tratta di una figura che incarna l’espressione massima della libertà, in quanto il solo limite che essa può porsi è quello che lei stessa si impone; specialmente nel primo XVIII secolo, in seguito al trattato di Utrecht stipulatosi tra le grandi corone europee, i pirati rappresentarono la minaccia più grande per le rotte commerciali tra il Vecchio e il Nuovo Mondo, e per molti marinai che avevano perso il lavoro per via degli accordi di pace la pirateria rappresentò quasi la promessa di una rinnovata felicità: tra saccheggi, avventure, depravazione e lussuria ogni loro ambizione poteva trovare una qualche soddisfazione.

E questi uomini la cui idea di libertà era tra le più semplicistiche e pure della loro epoca non rappresentano forse l’incarnazione di quanto espresso da Haytham Kenway? Decisamente; basti guardare ciò che costruirono, così come la tragica morte di molti pirati di spicco dell'epoca. Fondarono una Repubblica dei pirati con base a Nassau, una città degradata e affetta dalla criminalità più totale, nonché da una caotica disorganizzazione. A tal proposito è opportuno ricordare come non fossero neanche in grado di arginare, né tantomeno affrontare, il diffondersi di una epidemia.
Tutti i pirati più famosi di quell’epoca andarono tra l’altro incontro ad una fine tristissima: Barbanera venne decapitato nel mezzo di una battaglia nonostante avesse accettato il perdono reale, Charles Vane morì in prigione sull’orlo della totale follia, Mary Read venne fatta partorire in cella e lasciata a morire dopo aver contratto un’infezione, ed Anne Bonny venne strappato il figlio avuto da Rackham, il quale invece, venne presto appeso alla forca.
Se dunque esiste una figura incarnante l’idea che i Templari hanno del Credo della Confraternita, dell’effetto collaterale, del totale fraintendimento di quest’ultimo, quello è il pirata. D’altronde anche lo stesso Edward Kenway percorse il cammino della dannazione per gran parte della sua vita, inserendosi a pieno diritto tra i più arditi sostenitori della totale libertà e delle promesse della vita piratesca; egli è inoltre voce del verbale fraintendimento del Credo:
“Tutto è lecito? Mi piace questo motto. Posso pensare come voglio e agire come voglio.”

La stessa Mary gli disse apertamente che stava solamente ripetendo delle parole a vuoto, senza però coglierne realmente il significato. Edward riuscì a comprendere veramente il significato di queste parole solamente dopo alcuni anni, nel corso dei quali vide tutti i suoi amici pirati essere traditi dalla loro stessa indole di libertà, andando incontro ai suddetti tragici destini; saranno principalmente la morte di Caroline Scott e Mary a fargli voltare pagina: tuttavia non si trattò di abbandonare l’ideale di libertà, ma di iniziare a cercarlo da un'altra prospettiva, percorrendo una via che non fosse intrisa di egoismo e sete di gloria, ma che elevasse la sua vita ad uno scopo più nobile. La potenza del personaggio di Edward Kenway sta proprio in questo: fu un pirata, che stando alle parole di Altaïr incarna l’aspetto peggiore del Credo, ma poi ritrovò sé stesso e il suo ideale nel Credo, diventando un Assassino.
“È un po’ vago. Se nulla è reale, in cosa possiamo credere? E se tutto è lecito, perché non seguire i desideri? […] Forse questa idea è il primo passo verso la saggezza, non la sua forma finale.”
Ed è con questa citazione che segniamo la fine di questo articolo. Abbiamo dunque compreso che in potenza il capitolo piratesco ci mostra le due facce del Credo, quella rappresentante una filosofia volta alla ricerca della saggezza, ed una interpretazione scorretta e semplicistica che tuttavia rappresenta una quanto mai reale possibilità di gettare il mondo nel caos, trasformando tutti gli uomini in pirati.
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