IL RE CHE FU PROMESSO - ÆLFRED IL GRANDE
- Connor1991
- 6 ago 2020
- Tempo di lettura: 11 min
Aggiornamento: 3 apr 2021

Nota del redattore:
quella che segue è una teoria risalente alla fase di campagna pubblicitaria del gioco; la trattazione ufficiale successiva all'uscita del prodotto segue dopo il banner di conferma o smentita della teoria
Come già annunciato da diverso tempo, uno degli antagonisti principali che incontreremo in Assassin’s Creed: Valhalla sarà nientemeno che Re Ælfred il Grande, sovrano del Wessex al tempo dell’Eptarchia anglosassone, nonché uno dei più strenui oppositori dell’espansione vichinga sulle isole britanniche.
Il suo acume amministrativo e militare gli permisero di estendere la sua influenza ben oltre i confini del suo regno, proclamandosi di fatto primo Re degli anglosassoni e gettando le basi per la nascita del Regno di Inghilterra. Figura riconosciuta come altamente carismatica e rinomata dalla storiografia internazionale, nella prossima avventura in salsa vichinga potrebbe ricoprire un ruolo ben più importante di quanto si possa immaginare.

Ricordiamo infatti che nel corso degli ultimi atti dell’odissea greca vissuta al fianco di Kassandra, possiamo vederla discutere con Aspasia, capo della decaduta Setta di Cosmos, all’interno del covo che questa organizzazione deteneva sotto al Tempio di Delfi. Dall’interno di quest’ultimo, sfruttando la Piramide, formulavano le profezie riportate dall’oracolo in persona, considerato dal mondo greco come la voce incarnata degli dei. Nel suo ultimo dialogo con l’Ombra dell’aquila, Aspasia disse che il manufatto in possesso della Setta le aveva mostrato una visione, le cui parole riportiamo di seguito:
“Verremo sostituiti da un nuovo Ordine, il regno di un Re filosofo. Ci sarà un allontanamento dai vecchi dei verso una società razionale, costituita da un regno del popolo per il popolo.”
L’allusione del capo della Setta è alquanto chiara nel merito dell’Ordine che sostituirà Cosmos nel suo progetto di unificazione di tutte le bandiere del mondo, ma l’aspetto secondo noi più interessante del dialogo appena riportato è la citazione al Re filosofo. Tale figura viene citata dalla filosofia platonica come il regnante ideale, un sovrano che possiede amore per la saggezza, ispira fiducia e affidabilità, aspirando tuttavia ad una vita semplice.
Dalle parole del direttore narrativo Darby McDevitt, sappiamo che Valhalla mostrerà le dinamiche che portarono l’Ordine degli Antichi ad evolversi definitivamente nell'Ordine dei Templari, segnando mediante le azioni di Eivor una svolta nel loro ormai millenario conflitto con la Confraternita degli Occulti, la quale rinascerà a sua volta col nome di Assassini.
Ciò che ci apprestiamo a vedere è dunque uno dei passaggi cruciali della lore di Assassin’s Creed e, come detto in precedenza, Re Ælfred potrebbe giocarvi un ruolo centrale, pur essendo stato confermato che l’antagonista principale non sarà lui. Dando allora per assodato che in un modo o in un altro, Ælfred il Grande sarà coinvolto nelle macchinazioni degli Antichi, la domanda sulla quale oggi vogliamo focalizzare questo articolo è: sarà lui il Re filosofo che secondo Aspasia guiderà la nascita del nuovo Ordine che sostituirà Cosmos; o meglio, sarà lui il ponte di collegamento tra Antichi e Templari?
Il modo più ovvio per rispondere a questa domanda è parlare degli eventi che caratterizzarono la vita di questo sovrano, ma anche della sua ideologia, della sua visione di mondo e delle sue azioni in qualità di monarca, comparandole infine alla descrizione di Re filosofo data dal platonismo. Secondo questa filosofia, una delle predilezioni maggiori di un Re filosofo è il desiderio e l’apprezzamento di una vita semplice; questa è una inclinazione alla quale Ælfred in persona ammise di aspirare in gioventù: la Vita di Ælfred il Grande redatta dal vescovo Asser riporta infatti che il mirabile sovrano non ebbe mai alcuna reale aspirazione al potere.

Quartogenito di Re Æthelwulf del Wessex, le sue probabilità di ascendere come futuro monarca erano decisamente minime, motivo per cui avviò inizialmente una carriera da dotto. Ælfred fu per tutta la sua vita un grande devoto allo studio e alla cultura: si interessò alla poetica classica e inglese già da infante, e spesso accompagnò suo padre e i suoi fratelli nei loro pellegrinaggi a Roma.
Pare che proprio nella città santa accadde uno degli eventi segnanti della sua vita: non appena Papa Leone IV lo vide, lo benedì subito come futuro sovrano del Wessex, un’azione che molti scrittori ottocenteschi interpretano come una sorta di segno premonitore della sua ascesa.
Ci è noto che per tutto il corso del medioevo le congreghe proto-Templari furono particolarmente vicino alla Chiesa cattolica, all’epoca unica potenza del vecchio mondo in grado di decretare la gloria o la caduta di un qualunque sovrano o imperatore della sua sfera di influenza; non sarebbe pertanto sbagliato supporre che già nel corso delle sue visite nella capitale del cristianesimo il piccolo Ælfred, ritenuto da tutti un rarissimo prodigio, fosse caduto nelle brame dell’antichissimo Ordine, interessato alla sua promozione come sovrano a discapito dei suoi fratelli maggiori.
Già in tenerissima età aveva mostrato il seme di un grandissimo leader e guerriero, tant’è che affiancò suo fratello Æthelred nella Battaglia di Ashdown, dalla quale uscirono vittoriosi.
Infine, nell'anno 871, venne incoronato Re del Wessex in successione al suo defunto fratello maggiore, scavalcando tutti i diritti al trono dei suoi nipoti, considerati dalla corte reale troppo piccoli per governare e affrontare i gravi problemi del regno. La sua scalata al potere comincia proprio dal suo proclama come sovrano, e di lì a poco sarebbe stato riconosciuto da tutti i sassoni come il più potente tra tutti in sette Re; tra le sue priorità vi furono una strutturata riforma economica e la riorganizzazione delle forze militari, che guidate dal suo acume strategico riuscirono a respingere con successo gli invasori norreni.

La corona fece emergere tutte le straordinarie qualità di Ælfred come uomo prima ancora che come Re, ricalcando per certi aspetti l’archetipo di Templare ideale. A denotazione di ciò, il suo regno cominciò con una forte centralizzazione del potere, reprimendo e riqualificando tutti gli aldermanni ribelli che non appoggiavano il suo governo; è una naturale tendenza dell’ideologia templare ritenere che gli uomini di maggiore intelletto debbano comandare sulle menti più deboli e meno istruite, indicando loro la retta via.
Consapevole di questa verità, Ælfred si mosse per ricostruire il sistema legislativo, finanziario e militare del Wessex. La base fondamentale di ogni suo decreto governativo era solo una: la conoscenza; ciò che rese Ælfred un regnante ben superiore rispetto ai suoi contemporanei è infatti l’ossequio reverenziale verso la cultura e il sapere, per lui imprescindibili per un buon governo, ma anche per un popolo che sia all’altezza della bandiera sotto la quale vive.
Forte di questa convinzione e spinto probabilmente dall’esempio di Carlo Magno, Ælfred avviò una estesa campagna di rilancio dell’istruzione tra i nobili, i vescovi, ma anche per lo stesso popolo sassone; all’epoca era credenza popolare che i vichinghi fossero una punizione divina per l’eccessiva corruzione dei cristiani, per cui è ipotesi diffusa che il Re volesse riqualificare l’apprendimento anche in virtù di un ravvivare il timore divino nel popolo – il veicolo religioso per assicurarsi il controllo sulle masse ci è ben noto per essere uno dei mezzi prediletti dei Templari.
Istituì anche una sua scuola di corte, invitando studiosi sassoni e da tutta Europa per avvalorare il tenore del suo consiglio, esercitando una prima forma di mecenatismo che si preoccupasse di acculturare i suoi figli, così come quelli dei suoi nobili.
Ælfred fu anche uno dei pochi sovrani a concedere una formazione culturale anche a promettenti ragazzi di estrazione popolare e non nobiliare, ritenendo che il talento andasse premiato a dispetto del rango sociale. Quale sovrano, si sentiva diretto responsabile del benessere spirituale e temporale dei suoi sudditi, per cui tradusse in prima persona dal latino al sassone quei testi che riteneva fossero “necessari al sapere di ogni uomo” e li distribuì ai suoi vescovi e parroci affinché promulgassero il risveglio culturale del popolo. Pur non esercitando mai delle riforme o delle manovre in campo clericale, si assicurò sempre che a far da sua voce fossero uomini pii e sapienti.

Col tempo, la riqualificazione culturale si estese anche al di fuori della sua scuola di corte, per un progetto più grande che mirava a ricostruire l'identità del popolo sassone: Ælfred sapeva che il cittadino medio non era per nulla alfabetizzato, e dunque decretò che a tutti i giovani sassoni venissero impartite lezioni di scrittura e lettura in lingua volgare; ovviamente i manuali predisposti alle attività di insegnamento erano solamente di visione cattolica.
Tutte queste iniziative denotano che il suo fu in effetti un regno del popolo per il popolo, come citato da Aspasia, in quanto il monarca sassone aspirava alla nascita di sassoni forti e fedeli al cristianesimo, e in secondo luogo una matrice di ideologia Templare - forse anche inconsapevole.
La visione di mondo sostenuta da Ælfred poggiava su una dottrina di ricompensa e punizione radicata in una precisa gerarchia del mondo cristiano: Dio era l’entità al quale i sovrani dovevano mostrare ossequio e obbedienza, traendo da quest’ultimo la suprema autorità sui propri seguaci. Il Re del Wessex contribuì in un certo senso a riportare tra aristocrazia e popolino quell’aura di sacralità e potere divino che caratterizzò altri potenti sovrani come Offa di Mercia e Carlo Magno – e come specificato, la religione e il timore che essa era in grado di incutere sono sempre stati uno dei mezzi prediletti dai Templari della storia antica, medievale e moderna. Possiamo allora denotare il forte impulso che l’ideologia templare ha in Re Ælfred, rendendolo sempre più congruo a quella visione di Re filosofo citata da Aspasia.
Ælfred trasse dai sovrani suoi predecessori anche molte delle leggi istituite nel corso delle sue riforme giudiziarie: nella biografia del sovrano, Asser sostiene come fosse una sua premente preoccupazione quella di garantire una giustizia equa; il ritratto è quello di giudice salomonico, scrupoloso nei suoi giudizi e attento a prendere la decisione più saggia. La saggezza andava cercata nella conoscenza, specialmente in quella dei popoli antichi; il futuro re di tutti gli anglo-sassoni fu uno dei pochi a nutrire un reverenziale ossequio verso il sapere di civiltà come quella romana. Basti pensare che la sua vittoria definitiva sui vichinghi nella Battaglia di Ethandun fu in gran parte dovuta all’impiego di tattiche da guerra romane.

La riorganizzazione del suo esercito si basava infatti su schemi di attacco e difesa che le legioni romane impiegarono contro i popoli barbari: alla base la tattica consisteva nello scegliere con la massima accuratezza il terreno di battaglia, che spesso erano spazi stretti e fortezze all'interno delle quali le orde vichinghe erano costrette a soccombere alla disciplina militare di soldati ben addestrati. Cuore della sua manovra difensiva contro i norreni furono i cosiddetti Burghal: trentatré fortezze distribuite su tutto il Wessex e connesse tra loro mediante le herepaths, strade pattugliate solo da soldati, così che in caso di attacco vichingo potesse essere assemblata un’armata in tempi molto rapidi.
Un approfondito studio della guerriglia norrena fu sostanzialmente la chiave del suo successo militare; la sua autobiografia descrive Ælfred stesso come un eccellente guerriero, nonché come un cacciatore pressoché impareggiabile.
Un uomo che sotto molti aspetti potrebbe dunque essere definito perfetto: devoto alla conoscenza e alla saggezza, consapevole dell’importanza che la loro trasmissione avesse in un buon governo e altrettanto accorto nello sfruttare le stesse come armi per assoggettare nobili e popolo al suo volere. Esempio di integrità morale e austera regalità, Ælfred il Grande, noto difensore e promulgatore della fede cristiana, nonché finissimo leader, guerriero e stratega, potrebbe a conti fatti essere il Re che fu promesso da Aspasia, colui che guiderà l’Ordine degli Antichi alla loro definitiva trasformazione in Templari.
Quanto descritto ricade ovviamente nel campo della pura ipotesi, un nostro tentativo di rintracciare questa figura predetta dalla hetaera greca in quella del potentissimo re che ci troveremo ad affrontare in Assassin’s Creed: Valhalla, considerando i numerosi collegamenti con gli altri capitoli del franchise promessi dagli sviluppatori. Nell’attesa di vedere le nostre teorie confermate o smentite, ringraziamo tutti quanti voi lettori giunti alla fine dell’articolo. Skål!

Completare Assassin's Creed: Valhalla e sviscerarne tutti i segreti ci ha permesso di dare una smentita o una conferma alle teorie che abbiamo prodotto nel corso della campagna pubblicitaria; e siamo davvero soddisfatti di poter dire, nel caso di Re Ælfred, di averci visto lungo sin dal principio. La nostra intuizione si è infatti rivelata corretta, perché non solo il monarca sassone era discendente di una lunga di stirpe di illustri membri dell'Ordine degli Antichi, ma anche il loro Gran Maestro.
Per sua ammissione infatti, ereditò il titolo da suo fratello Æthelred, così come questi lo prese alla morte di loro padre Æthelwulf - non è noto se anche suo nonno Ecbert fosse stato un membro dell'Ordine degli Antichi, ma è presumibile.

Ovviamente l'appartenenza di questo nemico di Eivor all'Ordine degli Antichi segue dinamiche del tutto differenti rispetto a quelle da noi teorizzate, seppur alla base vi sia comunque un po' di verità: la principale differenza tra la nostra teoria e gli eventi osservati in-game consiste nella vocazione degli Antichi, che non vengono dipinti come fedeli alla Chiesa cattolica come ci aspettavamo, bensì come dei veneratori degli Isu.
La loro fede di riferimento, almeno per quanto viene mostrato tramite la paladina Fulke, è lo gnosticismo: questo fu un movimento filosofico ed esoterico con radici molto più antiche del IX secolo, che rivede l'idea cristiana di salvezza attraverso la fede assoluta in Dio, promuovendo invece un'idea di salvezza attraverso una forma di conoscenza superiore e illuminata.
Gli Antichi veneravano appunto gli Isu come suprema elevazione dell'uomo, e proprio come i Templari, credevano che l'uomo comune fosse moralmente e intellettualmente inferiore, bisognoso di una guida che lo elevi dalla sua natura barbaramente incline alla violenza. La sola, ma cruciale, differenza tra i due Ordini consiste proprio nella guida che loro vorrebbero per l'umanità: mentre gli Antichi anelavano ad un ritorno della razza Isu per ristabilire il cosiddetto Eone Perfetto, i Templari sono di idea più antropocentrica, credendo che gli uomini debbano essere governati da altri uomini.

Ed è ovvio che in epoca medievale, in cui le fedi religiose preponderanti erano il Cristianesimo e l'Islam, le ideologie degli Antichi non avessero più posto: già nel IX secolo il loro ultimo baluardo era l'Inghilterra, dove erano visti come eretici e peccatori. Ælfred si limitò soltanto a completare un processo di naturale estinzione, manipolando Eivor perché uccidesse i suoi sottoposti; dalle ceneri del suo decaduto Ordine, il Re sassone ne costruì uno nuovo, che di lì a poco sarebbe stato conosciuto proprio come Ordine dei Templari - documenti di Assassini e Occulti tra il X e l'XI secolo fanno un uso libero di questo termine.
Ma come spesso accade nella storia, le ideologie di partenza non rispecchiano appieno quelle moderne. E infatti l'ideale su cui Ælfred si basa per fondare i Templari è molto diverso da quello promosso dai membri contemporanei dell'Ordine; questa differenza è insita in una precisa volontà del fu direttore narrativo del gioco Darby McDevitt, che in una conversazione avvenuta su un server Discord in comune con noi del Salotto, cita testualmente:
"Nella vita reale, le filosofie e le religioni sono in un costante stato di flusso. I sistemi di credenze cambiano sempre e si trasformano in relazione alle attività umane e alle influenze del mondo esterno: i cristiani del IX secolo non riconoscerebbero assolutamente la visione evangelica degli americani, per esempio, eppure entrambi si dichiarerebbero cristiani. Ciononostante, la serie ha sempre presentato lo scontro tra Assassini e Templari come statico e immutabile, una cosa che viene smentita molto rapidamente appena fai una ricerca storica. Perciò con AC: Valhalla ho provato a portare un po' di evoluzione e sfumatura a questi argomenti, cambiando alcuni dettagli salienti ma mantenendo al cuore il concetto di ordine contro libertà. Perciò ho lavorato con l'assunzione per cui Ælfred sia davvero sincero nel suo voler creare un nuovo Ordine centralizzato su Dio. Tale visione verrà meno all'epoca dei Borgia e verrà del tutto capovolta nel 20° secolo. Quindi, per esempio, penso che lo stesso Ælfred sarebbe sgomento nel vedere cosa l'Abstergo ha fatto con la sua preziosa idea, in quanto egli è un cristiano sincero ed è veramente convinto della natura redentiva di questa fede. Questo spiega anche perché odi così tanto Fulke. Ella è una gnostica, che è l'eresia definitiva per un cristiano convinto. Ma in quanto Padre, deve fingere che sia d'accordo. Almeno finché non sono tutti morti.
Come possiamo leggere nei documenti racchiusi nel suo studio personale, accessibile soltanto dopo aver completato la quest dell'Ordine degli Antichi, il Re del Wessex fonda un Ordine dei Templari con profonde convinzioni cristiane, associando la figura del Padre della Comprensione venerata dagli Antichi a Dio. A separare i due Ordini quindi non è tanto un processo di conversione, ma una vera e propria rifondazione come entità distinta - il tutto è ancora più credibile se nei documenti del presente leggiamo di come queste fasi di transizione siano argomento di dibattito anche tra gli Assassini stessi, i quali abbandonarono a loro volta il nome di Occulti.
Non proprio come ce l'aspettavamo, ma in sostanza, la teoria che avevamo formulato si è infine rivelata corretta: i principi cristiani di Ælfred lo hanno spinto a fondare un Ordine più focalizzato sulla natura umana, e che, come scrive egli stesso, abbracci ogni cosa innalzando l'uomo e allineando i suoi bisogni al flusso della natura. Anche qui, il Salotto colpisce ancora!
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