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AQUILA O CROCE - DA CHE PARTE STAI?

  • Immagine del redattore: Connor1991
    Connor1991
  • 10 dic 2019
  • Tempo di lettura: 13 min

Aggiornamento: 26 dic 2020



Il millenario scontro tra Assassini e Templari è senza dubbio uno dei pilastri portanti del franchise di Assassin's Creed, il quale racconta la storia umana come palco scenico della guerra segreta combattuta tra queste due fazioni. Una guerra che più di una volta li ha visti come porsi come deus ex machina di cruciali eventi della storia, ma combattuta prevalentemente su un piano ideologico piuttosto che militare. Sin dall'alba del dominio umano sulla Terra, la loro diversa visione di mondo li ha messi l'uno contro l'altro come fossero nemici naturali.


Se da una parte i Templari considerano l’uomo come un essere tendenzialmente debole, incapace di sopportare il fardello delle responsabilità e dunque bisognoso di una guida morale e spirituale, dall'altra gli Assassini credono che un giorno gli uomini saranno in grado di comprendersi a vicenda, rispettando l’uno la libertà dell’altro come principio cardine del loro essere creature dotate di intelletto e raziocinio. Il confronto tra queste due prospettive così diverse, eppure tanto simili, sarà proprio l'argomento centrale di questo articolo.

L'Ordine degli Antichi, prima incarnazione dei Templari, credeva in un ordine mondiale governato dagli Isu, che sarebbero rinati in corpi umani.

Nel trattarlo, è quasi obbligatorio fare prima un passo indietro, al tempo della Grecia ellenica e della cosiddetta dottrina perpetrata dai seguaci del Culto di Ermete. Fondato nel VI secolo a.C da Pitagora di Samo, matematico e filosofo greco nonché discendente diretto degli Isu, questa dottrina poggiava sull'idea che l'universo fosse composto in egual misura da caos e ordine; ai fini della sopravvivenza umana, questo equilibrio andava preservato. Esso tuttavia si ruppe nel momento in cui un gruppo di uomini delle lande d'Egitto venne a contatto con l'eredità tecnologica dell'oramai estinta razza degli Isu, decidendo di sfruttare quell'immenso potere per costruire un Nuovo Ordine Mondiale che riportasse gli uomini sotto l'egemonia degli dei. Questi uomini, sotto il comando dell'allora faraone Smenkhara I, fondarono quello che sarebbe stato conosciuto per diversi secoli come Ordine degli Antichi, una fazione di cultisti veneratori degli Isu come suprema elevazione dell'uomo, considerato un essere inferiore ed imperfetto.


"Amon-Ra protegga il suo nome. Luminosa eminenza, Smenkhara, primo dei veri figli, araldo degli Antichi e venerato architetto dell'Ordine. [...] Attenti nemici dell'Ordine, poiché egli si ergerà dinanzi a Coloro che vennero prima e verrà giudicato meritevole di adorarli e seguirlo. Così voi cadrete."

Il loro desiderio di portare ordine nel mondo ruppe l'equilibrio universale teorizzato dagli ermetici; come ci è noto, gli Antichi furono la prima incarnazione di ciò che nel tempo sarebbe divenuto l'Ordine dei Templari. Infatti, nel corso del Medioevo il mondo vide l'imporsi di islam e cristianesimo come religioni principali, causando di conseguenza un allontanamento dalle antiche credenze politeiste. I seguaci dell'Ordine degli Antichi furono allora giudicati dal popolo come eretici, perdendo quel controllo assoluto che secoli prima detenevano su tutte le sfere della società. Già nel IX secolo i loro ultimi baluardi erano rimasti l'Eptarchia anglosassone e la Norvegia, dove agivano segretamente alla ricerca di manufatti degli Isu e delle loro reincarnazioni. Sfortunatamente fu il loro stesso Gran Maestro e progettare segretamente la loro disfatta definitiva; così egli scrive:


"Per percorrere un sentiero di serenità, per giungere a pensieri sani e umili, per conoscere la pace nella mente e la quiete nel cuore. L'uomo può temere Dio o ripudiarlo, ma questo nuovo Ordine abbraccerà ogni cosa, e saprà innalzare l'uomo allineando i suoi bisogni allo scorrere e al flusso della natura stessa."

Re Ælfred del Wessex fu l'ultimo Gran Maestro dell'Ordine degli Antichi, in quanto decise di distruggere i loro ideali pagani per fondare l'Ordine dei Templari.

Re Ælfred il Grande riteneva intollerabile la loro eresia verso il cristianesimo, e dopo averli distrutti fondò un nuovo ordine più congruente alla nuova società. Su influsso del suo personale pseudonimo, ossia Il Povero Soldato di Cristo, questa nuova congrega venne chiamata Ordine dei Templari. Sorti proprio a partire dalle ceneri degli Antichi, in comune con i loro progenitori avevano la sola visione dell'uomo come essere imperfetto e debole, bisognoso di una guida dall'intelletto superiore che gli mostri la retta via da perseguire; se gli Antichi credevano che a guidare l'umanità dovessero essere solamente gli Isu, i Templari erano di orientamento più antropocentrico, desiderando il solo dominio degli uomini su altri uomini. Secondo la dottrina ermetica costoro sono null'altro che l'incarnazione dell'ordine.

Ad ispirare i cavalieri è la figura del Padre della Comprensione. Tale figura era assimilata da Ælfred al Dio cristiano, ma è probabile che con il tempo venne ridotta ad una semplice idealizzazione dell'uomo perfetto. Questo proprio in virtù della loro visione pragmatica e antropocentrica, che li porta ad assumere una fede tendenzialmente atea o al più deista - seppur alcuni di loro aspirassero comunque ad una vita post-mortem secondo il disegno cristiano, come ad esempio David Brewster o Tomás de Torquemada. Nonostante questa loro generale defezione per le religioni, la loro concretezza d'azione li induce a sfruttarle come mezzo di controllo, professandole e venerandole pur non credendo in esse.

Fedele seguace del Codex Pater Intellectus di Jacques de Molay, François-Thomas Germain è il più chiaro esempio di Templare radicale.

La religione ed i costrutti sociali in genere sono visti dai Templari esclusivamente come un mezzo per assumere il controllo di ogni strato della comunità. Proprio per questo l'esercizio del potere è una loro naturale tendenza, che si esprime in una propensione a ricoprire cariche di comando e rilievo sociale in ogni tempo e luogo. Essi si ergono autonomamente a grandi condottieri del genere umano, coloro che ne domeranno gli istinti e gli impulsi primordiali così da preservare il mondo dal caos e dalla distruzione; questa naturale inclinazione dell'uomo alla violenza è, secondo i Templari, il motivo per cui egli non sia capace di sopportare il peso delle responsabilità, indi per cui dovrà essere educato e accompagnato da menti illuminate come le loro.


Il loro Nuovo Ordine Mondiale vedrebbe l’abbattimento di ogni ideologia, cultura, religione, confine e nazionalità, per riunire tutti gli uomini sotto un unico vessillo con governo centralizzato nelle loro mani; ciò prescinde anche un pensiero unificato e rigidamente improntato sulle ideologie templari, senza alcuna possibilità di dissenso o contestazione. Come tutte le ideologie anche questa è però sottoposta a picchi di fanatismo e moderazione. I primi identificano il loro ideale di mondo perfetto con la totale distruzione del libero arbitrio, mentre i secondi si guardano bene da questi atteggiamenti radicali, preferendo istruire gli uomini alla loro dottrina affinché evolvano in modo del tutto naturale dalla loro barba forma in un essere superiore dotato di pace interiore e fine intelletto. Seguono le parole del fanatico Templare per eccellenza:


"Che non so come, attraverso i secoli parlavo con il Gran Maestro de Molay. Che avrei dovuto purificare l'Ordine dalla decadenza e dalla corruzione che lo contaminavano. [...] La marcia del progresso è lenta, ma è inarrestabile."

François-Thomas Germain, che in piena Rivoluzione francese attuò una cruciale riforma dell'Ordine; a suo dire era stato corrotto da secoli di nobiltà e aristocrazia, motivo per cui usurpò il titolo di Gran Maestro del Rito francese uccidendo il suo predecessore, François de la Serre. Obiettivo fondamentale di Germain fu sfruttare la rivoluzione allora esplosa in Francia per promuovere un nuovo ideale sociale di capitalismo, attraverso il quale sarebbe stato ancora più semplice dominare le masse; il suo pensiero ebbe un grande impatto nella costituzione dei Templari contemporanei.

Nella visione contemporanea dei Templari, l'arrivismo e l'egoismo dei Borgia rappresentano il più esempio storico di corruzione dell'Ordine.

Lo scopo di fondo sarebbe dunque quello di creare una benevola tirannia, un mondo di pace privo di dissenso in quanto esso è da intendersi come perfetto e immutabile; che perpetrata con sangue e violenza o con studio e moderazione, la soppressione della libertà è un punto a dir poco imprescindibile per il funzionamento della loro macchina sociale. La creazione di questa loro utopia presenta però qualche discrepanza nel metodo con il quale è perseguita: che abbia torto o ragione, non deve esistere alcuno che metta in discussione quanto detto dai Templari, motivo per cui al secolo tentarono di uccidere Niccolò Copernico, che divulgando le sue scoperte sull'eliocentrismo minacciava l'autorità della Chiesa cattolica e di conseguenza la loro.


Per di mantenere un controllo saldo sulla gente, sono disposti ad abbassarsi alle più bieche atrocità. La loro predisposizione al comando li rende peraltro, come descritto da Germain stesso, molto suscettibili alla corruzione del potere. La reggenza della famiglia Borgia viene ricordata come il più lampante esempio di traviamento dell'Ordine e dei suoi ideali di pace, ridotti ad un puro e vorace desiderio di dominio assoluto da Rodrigo Borgia e da suo figlio Cesare. Proprio per questo motivo è opinione ampiamente condivisa dai Templari contemporanei che i Borgia segnarono la cosiddetta Epoca Oscura dell'Ordine, dove in tutta Europa era andata persa quella filosofia di elevazione umana ad essere perfetto.


"Ora i nostri nemici si nascondono dietro le corone, agendo all'ombra di re e regine. Ma chi è che agisce nell'ombra a beneficio del popolo? Siamo noi. Sta nascendo qualcosa da tutto questo, e comincia qui, e ora. Dobbiamo continuare a combattere, a difendere la libertà del popolo. [...] E prometto che, per tutti i figli d'Egitto, sarò il padre che non sono stato quel giorno a Siwa."

Conclusa pertanto l'analisi dei Templari, procediamo con quella degli Assassini. Rivolgiamoci ancora una volta alla dottrina ermetica dei seguaci di Pitagora: laddove esiste una preponderanza di ordine, l'universo tenta di bilanciarlo innescando il caos, il disordine, come conseguenza dello squilibrio tra le due parti. Questo rapporto causa-effetto utilizzato dall'universo per ripristinare il suo bilanciamento è analogo alla dinamica con la quale sono nati gli Assassini, così come a ciò che rappresentano. Pur non ambendo a portarlo come fondamento del loro mondo ideale, la conseguenza più diretta della loro sovversiva opera di libertà è proprio il caos, motivo per cui sono visti da popoli e nemici come i suoi araldi. Perfino Haytham Kenway nel suo diario personale descrisse la Confraternita come conseguenza naturale dell'esistenza dei Templari; il pensiero dei pitagorici e le parole del Gran Maestro trovano un riscontro diretto negli stessi eventi che portarono alla nascita dei primi Assassini.

Gli Assassini nascono come diretta conseguenza dei Templari: quando il popolo si vede oppresso dall'ordine, risponde rivendicando la sua libertà.

Nella prima metà del I secolo a.C infatti, l'ultimo discendente purosangue dei guerrieri medjay, Bayek di Siwa, e sua moglie Aya di Alessandria, braccarono i membri dell'Ordine degli Antichi allo scopo di vendicare la triste morte di loro figlio Khemu. Ma quando i loro alleati Cleopatra VII e Giulio Cesare li tradirono per abbracciare la promessa di potere degli Antichi, si resero conto di come un potente ambisca solo a diventare più potente, anche se a discapito dei sottoposti che controlla come marionette del suo sporco gioco di potere. Ormai consapevole di questa verità, il medjay raccolse i suoi ultimi alleati rimasti e fondò una confraternita segreta il cui unisco scopo sarebbe stato la difesa dei più deboli e della loro libertà, eliminando nell'ombra coloro che invece tramavano per opprimerla.

Inizialmente noti come Confraternita degli Occulti, avrebbero sconvolto le sorti della società umana per tutto il corso della storia. Nel corso del medioevo decisero di ribattezzarsi come Assassini, terminologia derivata dall'arabo al-Hashīshiyyūn; il cambio di nome è probabilmente dovuto alla diceria popolare secondo la quale consumassero abitualmente hashish e della loro volontà di trasformare questo scherno in un loro punto di forza e di orgoglio. Difesa della libertà e del libero arbitrio umano sono dunque l'ideale primario della Confraternita, che si pone in una concezione di uomo diametralmente opposta a quella dei Templari. I sicari incappucciati nutrono infatti grande fiducia nelle capacità dell'uomo, ritenendolo perfettamente in grado di domare le sue emozioni e i suoi istinti attraverso studio, conoscenza, ma soprattutto esperienza. Tre requisiti che possono essere conquistati solamente in un regime di libertà assoluta, dove vivendo secondo il proprio arbitrio ognuno sarà il solo responsabile diretto delle proprie azioni.


"Dire che nulla è reale significa comprendere che le fondamenta della società sono fragili, e che dobbiamo essere i pastori della nostra stessa civiltà. Dire che tutto è lecito, invece, significa capire che siamo noi gli architetti delle nostre azioni, e che dobbiamo convivere con le loro conseguenze, sia gloriose, sia tragiche."

Soltanto quando viene ritenuto abbastanza maturo da prendere decisioni autonome, un adepto diventa ufficialmente un Assassino. Ciò necessita intensi studi di lingua, logica, filosofia e tattica.

Proprio per via di questa ideologia gli Assassini aborriscono ardentemente l’idea del pensiero unificato voluto dai Templari, ma al contrario sono fermi seguaci del prospettivismo e del relativismo morale a sostegno di una diversità culturale e ideologica. La convinzione che, a prescindere da un diverso pensiero, due uomini possano rispettarsi, sostenersi e ammirarsi in maniera reciproca, è il fondamento della loro visione di mondo ideale, che però può scaturire solamente da profonde riflessioni mirate alla comprensione della realtà. Prima ancora che un sicario infatti, un Assassino è uno studente, la cui materia di studi è il mondo in tutte le sue forme e diversità; comprenderlo sta alla base della sua forza, e senza, non raggiungerà l'intelletto superiore che gli permetterà di comprendere il prossimo.

Il Credo rappresenta indubbiamente la linea guida primaria con cui osservare e apprendere dal mondo attorno a loro:


"Nulla è reale, tutto è lecito."

A dispetto dell’apparente cinismo ostentato da questa frase, per gli Assassini rappresenta in verità la potente inclinazione razionalista ed epistemologica della loro filosofia: l’avvicinamento alla realtà che lo circonda è per un Assassino qualcosa di strettamente personale ed individualista. L'approccio ad essa è da ritenersi prettamente logico e scientifico, senza grumi causati da pregiudizi o prodotti soggettivi quali fede religiosa o moralità altrui.

Osservare l'ambiente, coglierne i dettagli, le sfumature, è essenziale per un Assassino e il suo metodo di azione e uccisione.

Osservare per accumulare conoscenza, tradurla in azioni e apprendere ancora dal loro risultato; la conoscenza viene così canalizzata in un pensiero individuale forgiato dalla propria esperienza, ma vincolante in nessun modo nei confronti di un altro individuo, a sua volta libero di pensarla come di sua preferenza. Questo è il modo in cui un Assassino lascia il suo segno nel mondo, con la conoscenza acquisita mediante un metodo puramente tecnico e più oggettivo possibile. Proprio in questo loro ossequio all'oggettività, gli Assassini riconoscono un loro limite: i cinque sensi con i quali apprendiamo attorno a noi sono suscettibili all'inganno, motivo per cui non saremo mai in grado di comprendere del tutto ogni sfumatura intrinseca alla realtà che ci circonda. Da qui l'idea per cui non si potrà mai raggiungere, in nessun caso o argomento, una verità oggettiva; perciò di fatto nulla è reale.


“C'è una differenza, Altaïr, tra ciò che ci dicono essere vero, e ciò che crediamo essere vero. Molti uomini non si curano di tale distinzione, è più facile così. Ma in quanto Assassino, è nella tua natura osservare, interrogarsi.”

Gli Assassini non badano a schemi come la cultura, l'orientamento sessuale, l'etnia o l'estrazione sociale; ad accomunarli è il comune amore per la vita e la libertà.

A differenza dei Templari, gli Assassini credono che l'applicazione di un solo ed unico ideale su scala globale non sia in grado di fornire la verità, ma al contrario esso è un grande limite. Non è detto che l'opinione di qualsiasi altro individuo non possa rappresentare a sua volta una verità, per quanto possa essere diversa dall'altra. Per la Confraternita asservirsi significa autolimitarsi.

E in pari misura, rifuggono con forza qualsiasi costrutto di natura sociale: l'etnia, la provenienza geografica, il confine geografico, la razza o la classe; secondo l'idea degli Assassini questi sono freni mentali che ostacolano il loro scavare sempre più a fondo nel tessuto della realtà.


Ma se tutti quanti detengono una verità, e nessuna di queste è reale, significa che per costruire la propria analisi del mondo un Assassino deve tener conto di una quantità di variabili praticamente infinita. Dal momento che queste influenzano il suo modo di agire, allora tutto è lecito. Per la Confraternita ogni azione è teoricamente possibile in natura, poiché se nessuna domanda possiede una risposta del tutto esaustiva, si presenta la necessità di riservare anche del dubbio, un’incertezza che un piano possa fallire o che una maturata visione del mondo possa non essere corretta, e pertanto mutare:


"Non puoi sapere tutto, solo presumere. Devi aspettarti di avere torto, di aver ignorato qualcosa. Capacità di previsione, Altaïr."

Per ogni azione che compie, un Assassino può solamente convivere con le conseguenze che essa porta, essendone di fatto il solo diretto responsabile. A questo proposito rimarchiamo ancora che il Credo, a parte le sue tre regole fondamentali, è da intendersi solamente come una guida, non come un dogma. Esso promuove la ricerca della saggezza, un modo di vedere il mondo basandosi sulla pura ragione. È proprio questo loro generale scetticismo a portare gli Assassini in diretto contrasto con la filosofia templare giacché non ritengono che un singolo gruppo di persone possa essere veramente tanto saggio da poter guidare l’umanità, ma al contrario, lo vedono come una privazione della libertà quale diritto fondamentale.

Il patto tra Mirabeau e de la Serre fu una delle più celebri tregue fra Templari e Assassini, volta a risanare la Francia mediante un governo di ordine e libertà al tempo stesso.

Lo scopo di Templari e Assassini è un mondo di pace, ma essi sono ideologicamente troppo differenti per poter cooperare durevolmente. Se per i primi la pace è il prodotto di regole e schemi imposti con la forza, i secondi ritengono che essa nasca da amore e individualismo. Lo storico patto di tregua tra François de la Serre e Honoré de Mirabeau sembra esserne l'esempio più lampante, in quanto entrambi vennero poi eliminati dai loro sottoposti più radicali. Gli Assassini credono che la pace debba essere raggiunta permettendo all’umanità di affrontare il tortuoso e arduo percorso di sviluppo della tolleranza e dell’accettazione reciproca, cosa che i Templari, in virtù della loro visione barbarica dell’uomo, vedono come un invito al caos.


Desmond: "Noi... abbiamo mai provato a fare pace con i Templari?"
William: "Nel corso della storia, ci sono stati momenti... Non pochi, in realtà. Ma... è impossibile. Ci sono differenze filosofiche... insormontabili. Se arrivassimo a una pace, non sarebbe tregua, ma sottomissione."

Ma come sappiamo, l’ideologia degli Assassini soffre anche di molti paradossi: nonostante secondo la loro visione la realtà sia per natura vuota ed inconoscibile, non lo è la natura della loro opera, che riconoscono essere spesso foriera di caos e confusione. Proprio per questo decisero di sottoporre tutto il loro operato ad uno schema di tre severe regole, volte ad agevolare i loro successi; tali regole vengono indicate come Codificazione finale nelle pagine del Codice di Magas. Di seguito le citazioni di Amunet:


  1. "Nasconditi in piena vista, perché il tuo successo sia visibile a tutti pur giungendo rapido e senza preavviso."

  2. "Non compromettere la Confraternita. Agisci e parla con coscienza, perché è l'unica via sicura per proteggerci dalle influenze esterne, e per mantenere motivazioni pure.

  3. "Trattieni la lama dalla carne degli innocenti. Solo coloro che serbano vera malignità nel cuore devono rispondere della loro crudeltà. Le ignare pedine del male e gli osservatori incolpevoli non meritano meritano di sentire la fitta del nostro acciaio."


Nella grande maggioranza dei casi, la Confraternita punisce con la morte coloro che disubbidiscono ai tre dettami del Credo.

Vogliono aprire la mente degli uomini invitandoli alla ragione individuale, ma si sottopongono ad una rigidissima gerarchia e alla suddetta serie di dogmi; credono in un mondo di pace e reciproco amore tra gli uomini, eppure uccidono pur di ottenerlo. Sulla base di queste considerazione si potrebbe dedurre che gli Assassini siano degli ipocriti volti semplicemente all’anarchismo, ma in realtà queste contraddizioni rimarcano la loro natura auto-interrogatoria, riconfermando che nessuna verità, neanche la loro, è da intendersi in senso assoluto. Troviamo allora una forma di coerenza dentro l’incoerenza della Confraternita, anche perché, come detto in precedenza, il loro Credo non ha lo scopo di indottrinare, ma bensì di descrivere: esso formula la struttura dell’ideologia, ma non il complesso degli ideali.


Riassumendo, un mondo di totale libertà impunita porterebbe, secondo i Templari, allo scatenamento totale degli impulsi più reconditi e animaleschi dell’uomo, conducendolo alla sua autodistruzione; al contrario gli Assassini sostengono che l’uomo sia capace di comprendere, e che maturando possa portare ad un mondo di libertà moralizzata e reciproco amore nei confronti del prossimo. Analogamente, laddove gli Assassini ritengono che il dogma e le gerarchie limitino il raggiungimento di una pace basata su principi di uguaglianza, i Templari vedono all’uomo come un essere debole, da addomesticare e governare tramite un sistema di comandamenti, al fine di fornirgli uno scopo e un’evoluzione dalla sua natura barbara e distruttiva. Caos da un lato, Ordine dall’altro.


Al fine di esporre con più chiarezza l’irrisolvibile dicotomia che affligge le due fazioni, che conseguono uno stesso scopo ma con visioni e azioni completamente speculari tra loro, proponiamo l’esempio seguente; supponiamo di trovarci come osservatori di un falò, attorno al quale sono seduti un Assassino, un Templare e un uomo qualunque. Ad un certo punto, quest’ultimo decida di toccare il focolare; alla luce delle analisi precedenti in merito alle due ideologie, esaminiamo il comportamento che le due parti assumerebbero nei confronti del soggetto.

La metafora del falò da noi proposta può essere utile alla comprensione del conflitto ideologico tra Assassini e Templari.

Il Templare sarebbe conscio dell'ustione in cui incorrerebbe l'uomo, e pur di salvarlo dal dolore di una scelta tanto sconsiderata lo bloccherebbe all’istante. In questo modo gli impedirebbe di esercitare la sua volontà, imponendogli la regola di non toccare il fuoco; ma di fatto l’uomo, pur riconoscendo il suo salvatore come una possibile mente illuminata in grado di guidarlo, non potrà mai sapere se quanto spiegatogli dal Templare sia effettivamente vero, poiché non ha avuto esperienza sensibile del fenomeno.

Al contrario, l’Assassino lascerebbe che egli tocchi il fuoco pur sapendo che così si ustionerebbe. Non lo priverebbe della sua libertà, ma lascerebbe che eserciti la sua volontà così da trarne un insegnamento; l’uomo avrebbe dunque imparato con certezza inoppugnabile che toccando il fuoco si sarebbe fatto del male, al prezzo di una prima ferita scaturita da una sua iniziale mancanza di conoscenza, ora colmata.


Si conclude dunque qui la nostra dettagliatissima analisi relativa alla guerra ideologica tra Assassini e Templari. Si tratta evidentemente di filosofie complesse e ricche di sfumature e contrasti, talmente scavate in fondo alla natura umana che ci danno una chiara idea di quanto Assassin’s Creed vada ben oltre il concetto di un semplice videogioco.

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