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DA EIVOR AD ALTAÏR, DAGLI OCCULTI AGLI ASSASSINI

  • Immagine del redattore: Connor1991
    Connor1991
  • 2 giu 2020
  • Tempo di lettura: 6 min

Aggiornamento: 10 dic 2020


Spesso dipinta come barbara, focalizzata sulla razzia e sul massacro di eserciti e civili, la realtà storica dei vichinghi è in verità quella di una comune una società medievale, se non fosse per un particolare dettaglio: la loro spiccata natura di viaggiatori ed esploratori; infatti i norreni, più di ogni altra civiltà e popolo medievale, raggiunsero terre lontane dalla loro madrepatria, lasciando, mediante la loro breve ma intensa epoca un profondo segno della loro presenza in gran parte del vecchio continente. Naturalmente, nulla di ciò sarebbe stato possibile senza la loro avanzatissima ingegneria navale, grazie alla quale solcarono le acque del Mediterraneo, sbarcando nella costa nordafricana ed entrando in contatto con il mondo islamico: su quest’ultimo punto, si focalizzerà l’articolo di oggi.


La stessa direzione narrativa di Ubisoft, capitanata da Darby McDevitt, ha di recente affermato che senza l’ausilio di elementi di nicchia, ma bensì con solide fondamenta narrative, la storia di Eivor farà da ponte tra l’era della Confraternita degli Occulti e la loro pubblica rifondazione in Assassini. Dando uno sguardo più approfondito alla lore, possiamo osservare che questa trasformazione avvenne nel 1090, ad opera dell’Occulto persiano Ḥassan-i-Ṣabbāḥ; non è da escludere che il nostro leader vichingo possa arrivare a mettere piede nel luogo in cui, un giorno, nascerà il leggendario Mentore levantino Altaïr Ibn-La’Ahad. Le relazioni arabo-vichinghe instauratesi nei secoli dell’alto medioevo sarebbero, nella nostra personalissima visione, il veicolo narrativo perfetto per esplorare questa breve, ma delicata evoluzione della Confraternita.

Mappa che riporta le aree native dei vichinghi, quelle da loro colonizzate nel IX secolo e infine le loro rotte commerciali: da notare in evidenza le città di Baghdad e Costantinopoli, ma anche le aree nordafricane.

Procediamo tuttavia con il dovuto ordine, cominciando con l’analizzare le terre arabe raggiunte dai vichinghi che potrebbero realmente permetterci di effettuare saldo un collegamento con i precedenti titoli di Assassin’s Creed.

Serve anzitutto precisare che le ragioni di questo massiccio espansionismo dei norreni avvenuto tra il IX e il X secolo, sono imputate a questioni di disagio economico e necessità di nuove frontiere urbane e commerciali; i vichinghi erano inoltre particolarmente abili nell’insediarsi in terre loro non familiari, e nel tempo riuscirono anche a consolidare diverse comunicazioni navali che fecero la loro fortuna anche in qualità di commercianti. Nella mappa riportata possiamo chiaramente vedere le aree in cui si stabilirono, oltre alle loro rotte commerciali, tra le quali vogliamo evidenziare Baghdad e Costantinopoli – alcune fonti storiche non confermate vorrebbero le loro drakkar anche sulle coste egiziane, ma la sola certezza è che solcarono la costa nordafricana e del Mar Caspio.


Nella fattispecie, lo storico e antropologo americano Thomas Noonan suggerì che furono i Rus, ovvero i popoli vichinghi stanziatisi lungo le terre ucraine e della Russia occidentale, a raggiungere per primi le coste caspiche a scopo commerciale; i primi contatti avvennero già nell’800, ma solamente qualche decennio dopo giunsero dalla Scandinava anche le prime orde di razziatori. Le due città di maggior interesse per le genti norrene furono sempre Costantinopoli e Baghdad, rispettivamente capitale dell’impero bizantino e dell’allora estesissimo califfato abbaside; queste due grandi città erano tra i maggiori crocevia commerciali della loro epoca, e furono in grado di attirare stranieri e commercianti perfino dall’estremo oriente.

Lembi di seta persiana rinvenuti nella nave di Oseberg, una drakkar usata come tumulo per due donne. La tecnica di ricamo così come i motivi richiamano chiaramente lo stile arabo-persiano.

I persiani abbasidi, in particolare, erano largamente apprezzati dai vichinghi per la loro produzione di seta, e diversi lembi del prezioso tessuto, recanti scritte e diciture chiaramente arabe, sono stati ritrovati nei tumuli medievali norvegesi.

Il fatto che motivi così lontani dalla cultura e dal paganesimo vichingo fossero apprezzati come ornamento per le sepolture delle loro genti, rimarcano ulteriormente la natura curiosa, la voglia di esplorare e il gusto per le culture straniere dei vichinghi. Essi portavano a loro volta merci da vendere, così da poter ottenere grosse quantità di denari d’oro e dihram d’argento dai ricchi acquirenti abbasidi; le merci erano trasportate a bordo delle drakkar in lunghe traversate marittime che caratterizzarono quasi tutto il IX secolo, culminando con la nascita dei primi insediamenti scandinavi in vero e proprio territorio arabo.


È dunque appurato che, nonostante l’ampia distanza geografica, i norreni intrattennero per diverso tempo forti relazioni commerciali con i persiani abbasidi – meno con i bizantini per via delle loro restrizioni sull’esportazione. Da non sottovalutare anche i loro rapporti con i cazari, una confederazione di popoli turchi dall’indole seminomade, che nel periodo storico di Eivor costituirono il Khaganato di Cazaria, conquistando aree come il Kazakistan e l’Azerbaigian. Ribadiamo, ancora una volta, la volontà degli sviluppatori di voler collegare quanto più possibile i vecchi capitoli della saga alla nuova avventura vichinga. Forti di questa convinzione, riaffermiamo con assoluta fermezza che queste relazioni commerciali storicamente confermate sarebbero l’espediente narrativo perfetto, se mai dovesse essercene uno, per collegare cronologicamente la figura di Eivor e gli eventi che possano, in qualche misura, ricondurre all’epoca prossima ad Altaïr.


Ma cosa potremmo vedere di preciso, guardando tutto ciò nell’ottica della lore? Da questo punto di vista potremmo largamente spaziare su più fronti, ma gli scenari a nostro avviso più interessanti sono molteplici. Primo su tutti, potremmo assistere ad un’avventura in salsa persiana, che potrebbe condurci a Baghdad per esplorare, come detto precedentemente, le radici dell’Ismailismo storico e le prime tracce di quel cambiamento che duecento anni più tardi avrebbe portato alla rinascita degli Occulti persiani in Confraternita degli Assassini – forse più noti storicamente con il nome di nizariti.

Ḥassan-i-Ṣabbāḥ fu un Occulto persiano che trasformò la Confraternita in un’organizzazione pubblica chiamata Assassini, dotata di autonomia politica e militare.

Esplorare questa particolare e fugace fase di transizione sarebbe un aspetto decisamente interessante, sia da un punto di vista storico, in quanto ci metterebbe nuovamente a stretto contatto con un momento importante della storia islamica, sia da un punto di vista di lore, poiché rappresenterebbe la chiusura di un percorso incentrato sulle origini: da quei primi ideali di libertà promulgati da proto-Assassini come Darius e Kassandra, passando per la fondazione e l’espansione degli Occulti ad opera di Bayek e Amunet, fino a terminare con Eivor e il contatto con quel primo sentore di cambiamento che li trasformerà in Assassini, quando Ḥassan-i-Ṣabbāḥ guiderà la conquista di Alamut nel 1090. Anche dal punto di vista politico e religioso, il IX secolo rappresenta un periodo importante per i fedeli dell’ismailismo, i quali, o almeno una loro parte, potrebbero non essere altro che il ramo persiano degli Occulti.


Infatti, quando gli abbasidi deposero la dinastia omayyade nell’anno 750, le varie guide spirituali degli ismailiti iniziarono a vivere nell’ombra per timore di essere braccati e uccisi dalla nuova dinastia regnante; questa propensione al nascondersi e all’operare nell’ombra, ricalca pienamente quello che è lo stile della Confraternita, per cui l’incontro tra Eivor e gli Occulti ismailiti avrebbe anche una base di fondo storica!

Tra l’anno 863 e 886, lo stesso califfato abbaside vide un periodo di tumulti e rivolte, con una crisi di potere che investì ogni sfera sociale e che portò allo smembramento del territorio, frammentandolo in più realtà territoriali governate da regnanti indipendenti; eventi come la rivolta degli Zanj e la campagna di riunificazione rappresenterebbero senza ombra di dubbio una cornice suggestiva per questa ipotetica avventura persiana di Eivor, in diretto collegamento con il primo capitolo.

Tale Occulto bizantino fu uno stretto collaboratore dell'imperatore Costantino I al tempo della tetrarchia romana.

D’altra parte, uno scenario ammaliante al pari di quello persiano, sarebbe quello di un ritorno a Costantinopoli, nel cuore dell’allora potente impero bizantino; immaginate solamente il poter vedere Eivor battersi con la guardia variaga, o camminare per le vie di quei bazar dove, secoli dopo, avrebbe messo piede il leggendario Ezio Auditore da Firenze. Il colorito teatro bizantino potrebbe portare Eivor alla scoperta dell’antica storia degli Occulti, proiettando dunque la narrazione al passato, e non verso il futuro come nel caso del quadro persiano.

I fitti meandri della lore potrebbero infatti portarci a scoprire il destino della Confraternita romana fondata da Amunet a seguito della disgregazione dell’Impero romano, rivelando quindi ulteriori segreti sulla figura della leggendaria omicida di Cleopatra. Ma c’è decisamente di più, perché uno scenario bizantino permetterebbe di riportare alla luce un’altra figura, la quale risulta, però, avvolta completamente nel mistero: è infatti noto che all’epoca della tetrarchia romana un Occulto dal nome sconosciuto fu uno stretto e riservato collaboratore dell’imperatore Costantino il Grande, giocando un ruolo molto importante nello scenario politico e militare dell’appena fondata seconda Roma. Che Eivor possa dunque condurci alla scoperta di questa figura?


I due scenari presentati sono naturalmente delle ipotesi, basate su ciò che è a noi noto della storia e della lore. Ma in ogni caso, date le intenzioni del team di sviluppo, la prospettiva che possa presentarsi anche un’atmosfera più mediorientale in Assassin’s Creed: Valhalla non è affatto da sottovalutare, specialmente in virtù dei possibili collegamenti individuati con il periodo pre-Altaïr e dell’impatto culturale che le esplorazioni vichinghe ebbero nel mondo.

Sperando che queste nostre deduzioni e intuizioni si rivelino confermate nel gioco finale, ringraziamo tutti i lettori che sono giunti fino alla fine dell’articolo. Skål!

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