ANALISI DI ASSASSIN'S CREED: DYNASTY - PARTE 2
- Connor1991
- 26 gen 2021
- Tempo di lettura: 11 min
Aggiornamento: 23 apr 2021

Ndr: quanto segue è una traduzione per sommi capi tratta da varie fonti individuate dallo Staff, per cui potrebbe essere presente qualche errore dovuto alla non assoluta precisione o completezza delle informazioni in nostro possesso. Tutto il materiale visivo è inoltre una proprietà intellettuale del portale Xin Manhua e Ubisoft; tutti i diritti riservati.
Troverete la prima parte a questo link.
Che Assassin's Creed si sia consolidato come un vero e proprio universo narrativo, allontanandosi dalla semplice nomea di serie videoludica, è una realtà ormai consolidata da diverso tempo; da qualche anno a questa parte si è infatti venuto a creare il cosiddetto universo espanso, che racchiude in sé tutta la produzione del marchio esterna alla serie di videogiochi principale. Utile da un lato e dannoso dall'altro, per motivi che abbiamo già avuto modo di osservare, l'estensione del brand a media come fumetti, romanzi e cinema ha permesso la creazione di nuove incredibili storie, che hanno portato la guerra tra Assassini e Templari verso nuove e inedite frontiere. E lo faranno ancora.
Tra i numerosi prodotti cartacei di questo universo narrativo, merita indubbiamente un'attenzione particolare Assassin's Creed: Dynasty. Esso è un manhua ambientato nella Cina imperiale della dinastia Tang, e racconta le vicende che coinvolgono l'Occulto Li E nella guerra civile scatenata dal generale ribelle An Lushan. Gli eventi dell'opera raccontano anche le origini della Confraternita cinese e uno sconcertante segreto legato agli Isu, in grado di gettar luce su diversi aspetti. Dynasty potrebbe anche porre le basi narrative del futuro capitolo orientale, per cui non è da sottovalutare la sua importanza.
Sfortunatamente il prodotto non è ancora disponibile sul mercato italiano. Ma tra una risorsa e l'altra siamo riusciti a districarci nella lingua cinese, mettere a vostra disposizione ciò che abbiamo appreso sarà ciò che faremo in questa serie di articoli. Bando alla ciance, e proseguiamo con altri tre episodi di Dynasty!
Capitolo 4 - L'arte del Kung Fu

Probabilmente uno dei capitoli più action di tutta l'opera, in grado di evidenziare l'abilità e la maestria di Li E nel campo delle arti marziali tradizionali cinesi. La narrazione riprende infatti dal cliffhanger con cui si è chiuso il terzo capitolo, mostrando l'Occulto che, appollaiato sulla recinzione di un piccolo gazebo, annusa la peonia insanguinata rubata dal carico dei Yichunkan. Senza troppi convenevoli, saluta tutti i membri della banda chiedendo spassionatamente le loro vite - chiara mossa psicologica volta ad indurli al confronto diretto. All'inizio la banda non si allarma eccessivamente, ma al contrario il loro capo dall'occhio guercio domanda perché uno straniero dovrebbe essere interessato a ucciderli; la richiesta di chiarimento viene accompagnata dal sibilare delle lame dei suoi scagnozzi, ora pronte all'impiego contro l'Occulto.
Impassibilmente, Li E scende dalla recinzione del gazebo, e mentre assume a sua volta la posizione da combattimento, rivela di essere venuto per vendicare i diciassette abitanti di Duling ingiustamente massacrati e privati delle loro peonie. Ricordiamo infatti dai capitoli precedenti che i Yichunkan erano stati assoldati dal cancelliere imperiale Yang Guozhong per ottenere gratuitamente un ingente carico di fiori, con il quale si riconfermò ancora una volta vincitore dell'annuale competizione svoltasi a Chang'an. Ad ogni modo, la rivelazione dell'Occulto spinge immediatamente all'attacco due dei criminali, che tentano un affondo diretto con le loro lame.

Reggendo la sua peonia dietro la schiena, Li E si libera dei due aggressori nel giro di appena qualche secondo, con una facilità disarmante: intercetta il primo con un pugno diretto alla mascella, neutralizzandolo sul colpo, mentre con una manovra da vero maestro, riesce a portare la testa del secondo tra le sue gambe, spezzandogli il collo con un brutale schianto al suolo. Nessun uso di armi bianche, ma solo tecnica e disciplina, come voluto dalla tradizione cinese; è soprattutto la dinastia Tang il periodo in cui le grandi arti marziali dell'impero trovano grande espressione, tant'é che lo stesso poeta Li Bai incontrato nei precedenti capitoli le celebra nelle sue opere.
Da un punto di vista storico, l'insieme delle discipline da combattimento cinesi ricadono sotto il nome Wushu, volgarmente dette Kung Fu. All'inizio venivano insegnate solamente nei templi, dove ogni maestro tramandava le tecniche alla generazione successiva secondo una forte tradizione filosofica; a partire dal VII secolo vengono regolarizzate dall'impero e tramandate esternamente ai templi.
La prima di queste fu lo Shaolinquan, insegnato nello storico tempio dei monaci shaolin; probabile dunque che Li E sia stato addestrato in questa medesima forma di combattimento o da una sua derivazione. La sua abilità in ogni caso è talmente impressionante da far esitare i Yichunkan rimasti, debolezza che lui sfrutta per lanciarsi immediatamente al contrattaco. Subentra qui la parte più dinamica del capitolo, sceneggiata come se fosse un film d'azione di ispirazione hollywoodiana: le tavole del manhua si alternano tra la festa alla corte dell'imperatore Xuanzong, dove il generale An Lushan si diletta ancora nella sua Danza del Barbaro Tornado, e la ben più brutale danza della morte inscenata da Li E sugli inermi criminali. Un colpo di tamburo dell'imperatore accompagna infatti la poderosa ginocchiata dell'Occulto ad un suo avversario.

Sono le danze del generale Lushan a dettare il ritmo del combattimento, con un nemico che cade sotto i colpi di Li E ad ogni rullo di tamburo dell'imperatore; l'inarrestabile capacità offensiva dell'Occulto rende impossibile per i Yichunkan anche solo sfiorarlo, e nel giro di pochi istanti altri due si ritrovano con una frattura al cranio, mentre al terzo degli scagnozzi viene frantumato il collo da una spettacolare manovra acrobatica. L'ultimo a rimanere in piedi è il loro guercio capobanda, terrorizzato davanti all'innaturale ballo mortifero. Tenta di fuggire, seguito a ruota da E, mentre nella sala del trono la Danza del Barbaro Tornado sta per raggiungere il suo apice: l'imperatore aumenta il ritmo del suo tamburo, e sia lui che Lushan iniziano ad accusare la fatica di quella frenesia.
L'ultima vita viene infine presa dall'Occulto, che lanciando in aria la peonia coltivata amorevolmente dagli abitanti da Duling, la trapassa con la sua lama celata, affondandola nella gola del suo bersaglio con estrema precisione, mentre con un movimento altrettanto perfetto, il generale Lushan termina la sua danza, godendosi gli acclami della folla e dell'esausto Xuanzong. L'ultima immagine del capitolo mostra Li E, zuppo di sangue, reggere il gambo della sua peonia, mentre intorno a lui regnano solo silenzio e morte, in contrapposizione al delirio che domina sovrano nella Torre Hua'e.
Capitolo 5 - Salto della fede
Come di consueto, il quinto capitolo di Dynasty riprende proprio da dove si era interrotto il precedente, con gli ospiti della sala del trono intenti ad acclamare il generale An Lushan per la sua sensazionale prestazione di ballo; le prime tavole ci mostrano fin da subito il cancelliere Yang Guozhong osservare la scena ricolmo di disgusto, mentre si tiene a debita distanza dal suo egocentrico rivale. Sopraggiunge uno dei suoi servi, che discretamente e lontano da orecchie indesiderate, gli comunica il ritrovamento dei cadaveri dei Yichunkan, brutalmente massacri nel cortile dei loro alloggi da un sicario sconosciuto.

Lo sguardo e il tono del cancelliere non lasciano trasparire alcun particolare interesse per la faccenda, sostenendo che quei criminali fossero solo ruffiani prepotenti, il cui temperamento violento avrebbe, in un modo o in un altro, alimentato la vendetta di qualcuno.
Ciononostante ordina al suo servo di sguinzagliare le guardie imperiali alla ricerca dell'omicida, prestando attenzione a non allarmare nessuno, tantomeno l'imperatore. Quest'ultimo si sta infatti godendo la Festa dei fiori, ormai prossima alla fine, abbandonandosi a forti risate insieme ai suoi commensali, mentre il suo generale prediletto viene ricoperto di grazie e onori.
Lushan tuttavia rompe ancora il clima di allegria annunciando di essersi presentato a corte con importanti richieste, oltre che per partecipare alla festa. Dal suo canto l'imperatore non gli lascia neanche il tempo di esprimere la sua costernazione che subito lo nomina deputato dello Shangshu Sheng, ovvero il Dipartimento degli Affari di Stato dell'impero. Il governo burocratico della tarda Cina imperiale ruotava intorno al Sistema dei Tre Dipartimenti e dei Sei Ministeri, in vigore a partire dalla dinastia Sui ed estintosi intorno al XIV secolo con l'avvento della dinastia Yuan.
Approfittando delle straripanti stima e benevolenza dell'imperatore nei suoi confronti, Lushan comincia ad elencare tutti i problemi che affliggono il territorio sotto la sua giurisdizione - la carica dello jiedushi garantiva infatti governo militare assoluto su una specifica area dell'impero, e venne introdotta proprio a partire dalla dinastia Tang. Per prima cosa il generale fa rapporto sulle frequenti incursioni di banditi al confine nord, citando alle sue forze militari come non sufficienti e prive di cavalcature adeguate alla persecuzione dei razziatori; per sopperire a questi gravi mancanze Xuanzong gli concede libero accesso e controllo delle scuderie della guardia reale.

La seconda richiesta di Lushan è un'adeguata onorificenza ai 523 soldati caduti in battaglia: riterrebbe appropriato ricompensare il loro impeccabile servizio alla corona garantendo alle loro mogli ormai vedove una pensione con cui poter campare in assenza di un capofamiglia. Infine domanda una deviazione dal protocollo di corte, e che i suoi 2.168 soldati con delle uccisioni confermate vengano promossi a zhōnglángjiàng, ovvero comandati della guardia di palazzo - storicamente queste godevano di ampi privilegi e avevano anche funzione di servizio segreto.
Senza esitare un istante, l'imperatore urla a tutta la corte che le istanze del generale Lushan siano da ritenersi approvate dalla prima all'ultima; subito dopo egli si spoglia del suo mantello e lo posa sulle spalle del comandante inginocchiato di fronte a lui. Dal gesto, così come dalle parole di Xuanzong, si evince il suo amore quasi paterno nei confronti di Lushan, al quale dice:
"Non importa dove mi troverò, io starò al tuo fianco ovunque ci sia pericolo. Io credo in te."
Infine l'imperatore ordina al cancelliere Guozhong di occuparsi dei rimanenti affari notturni, ritirandosi nelle sue stanze con la consorte Yang Guifei e i suoi attendenti; il sipario della corte imperiale si chiude con un ultimo, fulminante sguardo di odio tra Lushan e il cancelliere, il quale, reprimendo tutta la sua rabbia, dichiara conclusa la festa dei Fiori - un esplicito invito per il suo rivale ad abbandonare la capitale. Le aspre parole di Guozhong accompagnano l'ingresso della scena successiva, che ci riporta sulle strade di Chang'an: le guardie imperiali stanno infatti collaborando con i soldati cittadini per stanare l'omicida dei Yichunkan, cercando disperatamente e ovunque una qualsiasi pista da seguire. La regia della scena ci trasporta rapidamente dal cavillare dei soldati fino ai cieli della capitale, in quella che sembra essere la visuale di un rapace in volo.

Li E sta infatti osservando i suoi inseguitori dai tetti di Chang'an, valutando tutte le opzioni per fuggire dalla città senza farsi individuare, mentre una possente aquila nera solca l'aria intorno alla sua posizione. La concentrazione dell'Occulto viene resa a noi visibile mediante un flashback, che ci riporta ai giorni del suo addestramento con la Confraternita: lo rivediamo infatti appollaiato su di un promontorio, in compagnia di un'Occulta che si staglia in piedi accanto a lui.
Possiamo presumere che ella sia la sua maestra, ma l'uniforme ne tradisce un'origine diversa dal suo allievo. L'Occulta in questione indossa infatti una vesta completamente bianca, per certi versi simile a quella tipica della Confraternita levantina; la cintura tuttavia è molto differente, e la veste è supportata da una corazza completa di antibracci e spalliere.
Dietro queste due si allunga anche una cappa, sormontata dai foderi di due spade. Sono proprio le impugnature delle due spade così come la loro foggia a lasciar intendere un'origine non cinese della maestra di Li E, che sembra invece ricalcare moda archetipica dell'Asia centrale. Anche il modo in cui apostrofa il suo allievo, cioè tamghaj, supporta l'idea per cui ella abbia origini sì asiatiche, ma non cinesi: quella terminologia era infatti utilizzata dalle popolazioni nomadi turche e persiane per indicare i cittadini dell'impero cinese; d'altronde sappiamo bene dal database di Assassin's Creed: Valhalla che gli Occulti potevano vantare una presenza estesa fino in India già a partire dal I secolo a. C. Di seguito, l'insegnamento ricordato da Li E mentre osserva le strade di Chang'an:
"I suoni dei lamenti della gente. Le persone che sono state brutalmente picchiate. Persone ingannate, umiliate. Persone trascinate sul campo di battaglia per perdervi la vita. Persone che hanno perso la casa. Le urla disperate delle persone. Non perdere neanche il suono più piccolo, non perdonare neanche l'ingiustizia più piccola. Sei pronto, thamgaj?

Memore delle parole della sua maestra, Li E si sincronizza con la sua aquila nera, mostrando di possedere un Occhio dell'aquila di straordinaria portata. Di conseguenza, rivela implicitamente di avere anche una considerevole quantità di geni Isu. Attraverso gli occhi del possente rapace, riesce ad individuare altre guardie imperiali in uscita dal palazzo, e dei carri carichi di petali di passaggio sotto la sua posizione. Ripetendo a sé stesso l'ultima parte del suo ricordo, Li E si lancia nel vuoto in un salto della fede. La manovra riesce perfettamente, e centra in pieno una delle carovane di passaggio; sfortunatamente, quello che pensava essere un carro pieno di petali, si rivela in realtà una carrozza. Nell'atterrarvi sopra, infatti, l'Occulto ne sfonda il tetto, ritrovandosi di fronte ad un giovane vestito in abiti militari.
Capitolo 6 - Il piccolo generale
Il sesto capitolo riprende dalla rovinosa caduta di Li E dentro la carrozza, sulla quale viaggiava un giovane vestito in uniforme militare. Egli tuttavia non pare eccessivamente turbato dal rocambolesco ingresso dell'Occulto, domandando solo chi egli fosse. La domanda ovviamente venne accompagnata da un lento allungo verso la sua spada, mossa che non sfugge all'occhio aquilino di E; con uno scatto fulmineo, anticipa il giovane estraendo la sua lama celata.

Il trambusto interno al cargo induce il cocchiere a fermarsi per chiedere se fosse tutto in regola, al che, dopo un breve silenzio e con la lama celata dell'Occulto puntata alla gola, il giovane soldato dichiarò di starsi semplicemente esercitando nelle arti marziali, sfondando accidentalmente il tetto della carrozza. Quelle parole pronunciate molto timidamente non riescono però a convincere l'anziano uomo alla guida della carrozza, al quale il ragazzo si riferisce apostrofandolo come zio Chen; seppur in evidente stato di ebbrezza infatti, quest'ultimo gli ricorda che le arti marziali non erano mai state materia per lui. Fiutando il pericolo di essere scoperto, Li E impone al suo ostaggio di far proseguire la carrozza, ordinando a Chen di spronare i cavalli per non bloccare il traffico stradale.
Quest'ultimo ubbidì al rude comando senza riserve, permettendo all'Occulto e al soldato di riprendere fiato e sedersi. Contemplando il suo errore di valutazione, Li E viene informato dal suo accompagnatore che le carrozze da lui individuate avevano il solo scopo di trasportare i petali residui della Festa dei fiori, in quanto riteneva fosse più opportuno distribuirli ai bambini fuori dalla capitale perché ci giocassero, anziché sprecarli.

L'iniziativa sembra sfiorare l'animo gentile di E, che assicura una sua dipartita non appena il veicolo fosse stato oltre le mura di Chang'an. L'intuito del piccolo soldato lo porta a dedurre che il sinistro uomo incappucciato di fronte a lui fosse un sicario, di quelli non ordinari; proprio in quel momento Chen riceve l'ordine di fermarsi da parte di alcune guardie appostate ai cancelli del bastione. Queste hanno infatti ordine di controllare ogni carro in entrata e in uscita dalla capitale, proprio a causa delle costanti ricerche di un criminale non ben identificato. Dunque urlano a chiunque sia dentro la carrozza di identificarsi, ricevendo per tutta risposta:
"Il figlio del taishou della Comanderia di Changshan, Yan Gaoqing."
Viene allora svelata l'identità del giovane soldato, una figura peraltro molto ben nota di quel periodo, nonostante l'età non proprio senile: Yan Jiming, figlio del comandante Gaoqing e cugino di secondo grado del politico e generale Yan Zhenqing, uno dei più strenui oppositori dell'ascesa di An Lushan al potere. Mortificate per aver scambiato un loro superiore con un comune cittadino, le guardie si scusano con fare impacciato, e accordano al carro il permesso di uscire - Li E si era opportunamente nascosto il più possibile in modo che non potesse apparire oltre la tendina della portiera.

Infatti poco prima che la carrozza varcasse il cancello chiesero al comandante Jiming se avesse visto qualcuno di sospetto, ricevendo dal giovane una negazione. Nonostante quest'ultima fosse stata alquanto esitante, non vi fu alcuna replica da parte dei soldati, e mentre il veicolo si allontana dalla capitale, Yan Jiming recupera fiato dal nevrotico pericolo appena scampato. Egli ritrovò subito la sua calma, chiedendo a Li E di insegnargli le sue tecniche di corsa acrobatica. Sorridendo davanti a tanta innocenza, l'Occulto gli raccomandò di ascoltare zio Chen e di non perseguire la via del wushu; tuttavia, mentre si aggancia al tetto sfondato per prepararsi alla fuga, lo ringrazia per il suo aiuto, promettendo che un giorno ripagherà il suo debito. Il capitolo si conclude con Li E che rivela a Jiming il suo nome, e di poterlo trovare alla Comanderia di Qinghe'ren. Che questa sia una base degli Occulti cinesi?
Concludiamo qui questa seconda parte del racconto e dell'analisi di Assassin's Creed: Dynasty. Continuate a seguirci per vedere la terza!
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