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ANALISI DI ASSASSIN'S CREED: DYNASTY - PARTE 1

  • Immagine del redattore: Connor1991
    Connor1991
  • 8 gen 2021
  • Tempo di lettura: 11 min

Aggiornamento: 23 apr 2021



Ndr: quanto segue è una traduzione per sommi capi tratta da varie fonti individuate dallo Staff, per cui potrebbe essere presente qualche errore dovuto alla non assoluta precisione o completezza delle informazioni in nostro possesso. Tutto il materiale visivo è inoltre una proprietà intellettuale del portale Xin Manhua e Ubisoft; tutti i diritti riservati.


 

Che Assassin's Creed si sia consolidato come un vero e proprio universo narrativo, allontanandosi dalla semplice nomea di serie videoludica, è una realtà ormai consolidata da diverso tempo; da qualche anno a questa parte si è infatti venuto a creare il cosiddetto universo espanso, che racchiude in sé tutta la produzione del marchio esterna alla serie di videogiochi principale. Utile da un lato e dannoso dall'altro, per motivi che abbiamo già avuto modo di osservare, l'estensione del brand a media come fumetti, romanzi e cinema ha permesso la creazione di nuove incredibili storie, che hanno portato la guerra tra Assassini e Templari verso nuove e inedite frontiere. E lo faranno ancora. Tra i numerosi prodotti cartacei di questo universo narrativo, merita indubbiamente un'attenzione particolare Assassin's Creed: Dynasty. Si tratta di un manhua, una variante cinese del classico manga giapponese, pubblicato e ideato da Ubisoft in collaborazione con il portale New Manhua; di seguito riportiamo la traduzione della sinossi dell'opera:


"È la Cina della dinastia Tang, ed è in corso un'antica guerra tra ordine e libertà. Nel 755 la dinastia viene sconvolta da una guerra civile. Con la sua influenza tra le Tartarughe d'oro, lo jiedushi An Lashun fonda una fazione da loro distaccata, gli Yeluohe. In cerca di potere, egli assembla un'armata e si ribella. La corte, controllata dal capo delle Tartarughe d'oro, Yang Guozhong, non ha potere per pacificare la ribellione. La gente comune, con il suo mondo sconvolto dai tumulti, vaga per le terre in cerca di rifugio. Per resistere, sperando di ricacciare la tempesta, Li E forma un'alleanza con la famiglia del generale Yan Zhenqing. Saranno loro a divenire la prima generazione di Maestri, guidando la fondazione dei precursori della Confraternita cinese degli Assassini: gli Occulti"

Come abbiamo detto prima, questo manhua merita secondo noi un'attenzione molto particolare. Come ben sappiamo infatti, la Cina imperiale, o più in generale le atmosfere orientali, sono le più quotate per un prossimo capitolo di Assassin's Creed, che con l'avvento della nuova generazione di console potrebbe proporre una formula di gioco del tutto rinnovata per trasportarci dal vecchio continente alle lande asiatiche. Sulla base di queste supposizioni, Dynasty potrebbe porre le basi narrative del futuro capitolo orientale, da cui la sua enorme importanza; ultimo ma non per importanza, il manhua contribuisce alla lore inserendo un nuovo pezzo di storia della Confraternita e le modalità con cui essa si espanse fino all'estremo oriente, oltre ad uno sconcertante segreto sugli Isu. Sfortunatamente il prodotto non è ancora disponibile nel mercato italiano. Ma tra una risorsa e l'altra siamo riusciti a districarci nella lingua cinese ed a comprendere verosimilmente il manhua e le vicende che racconta; metterle a vostra disposizione in questo articolo sarà proprio quel che faremo, senza ovviamente trascurare ogni possibile spiegazione storica, culturale e di lore. Non indugiamo oltre, e cominciamo a sviscerare Dynasty capitolo per capitolo!



Capitolo 1 - Incontro con un poeta leggendario

Il popolo di Chang'an in festa, e Li E che osserva da una balconata.

La storia di Li E comincia nel 754, nel pieno dell'annuale Festa dei fiori celebrata a Chang'an, capitale dell'allora impero cinese della dinastia Tang; un primo appunto storico da fare obbligatoriamente è proprio sull'importanza di questa città, oggi rinominata come Xi'an e che a suo tempo fu il centro di potere per ben dieci dinastie imperiali. Questo vastissimo centro urbano e commerciale all'epoca aveva per i cinesi la stessa importanza che Roma ha per i cristiani di tutto il mondo. L'approdo di Li E, ormai un Occulto pienamente formato, nella capitale, è dovuto ad un'indagine che sta conducendo a proposito di un massacro avvenuto nei pressi del villaggio di Duling, particolarmente famoso per le sue rigogliose coltivazioni floreali. La narrazione allude una competizione tipica della festa, in cui viene premiato il detentore del più grande carico di fiori; viene inoltre fatto presente il cancelliere Yang Guozhong aveva già vinto per diversi anni grazie alla sua vasta influenza e ricchezza. Per assicurarsi la vittoria pare che il cancelliere assoldasse abitualmente bande di criminali locali, in modo da riscuotere i fiori da Duling senza dover pagare alcun compenso ai fattori; quell'anno i criminali della banda Yichunkan arrivarono a massacrare la gente del posto pur di assicurarsi un grande carico di peonie, con le quali avrebbero partecipato alla competizione a nome di Guozhong. Oltraggiato dalla notizia di questa crudele estorsione, Li E raggiunse il posto e pedinò l'ultimo carico di peonie fino a Chang'an. Salito sopra un balcone per osservare meglio il carro di fiori trasportato dagli Yichunkan, l'Occulto incontra fugacemente il poeta Li Bai.


Qualche rapido appunto su questa figura: egli è considerato uno dei poeti più influenti dell'intera letteratura cinese, celebre per la sua capacità di proporre immagini molto originali e suggestive pur rimanendo coerente con le severe regole della poetica cinese. Il suo dialogo con Li E rappresenta l'atto principale di questo primo capitolo. In uno stato di completa ebbrezza, il poeta si lamenta con il sicario della giornata in corso: l'eccessiva presenza di stranieri nella capitale, in quanto la festa era l'unico giorno in cui le mura potevano essere varcate da tutti i cittadini dell'impero, la scontata vittoria annuale del cancelliere Guozhong e come perfino il fiore più bello non potesse competere con la magnificenza dell'imperatrice consorte Yang Guifei.

Li E dialoga con Li Bai sui balconi di Chang'an.

L'escandescenza portò Bai a mostrare il suo disgusto per la vita di corte, contemplando anche il suo sogno infranto di divenire uno xiake - un guerriero cinese celebrato dalla letteratura; il concetto è molto simile a quello del cavaliere errante europeo, un uomo che vagabonda in cerca della propria fortuna. Dal suo canto Li E non da molto credito al delirio del poeta, giunto in città solamente per visitare il suo caro amico Abe no Nakamaro prima che faccia ritorno in Giappone. Si consiglia di tenere bene a mente questo nome, in quanto profondamente legato alla ricerca di alcuni Frutti dell'Eden appartenenti alla cultura cinese, relazione che approfondiremo nella descrizione dei capitoli successivi. L'unica frase pronunciata da E in risposta a Bai fu:


"Quante famiglie sono state distrutte per amor di una peonia?"

Nel rispondere che un unico fiore varrebbe più di un carico d'oro, Bai da vita al momento clou di questo capitolo: osservando più attentamente gli abiti di Li E, in particolare il suo anulare mancante, dichiara di aver già sentito parlare di gente come lui durante la sua infanzia nelle terre imperiali ad ovest. Pare che storicamente il celebre poeta nacque nell'attuale Kirghizistan, nelle terre dell'Asia centrale governate a quel tempo dai cinesi; è interessante notare come durante la prima metà del secolo VIII, proprio quei territori fossero caduti nell'interesse del Califatto abbaside, allora in espansione lungo la regione della Transoxiana.

Li Bai scopre che Li E è un Occulto.

E come ben sappiamo grazie ai personaggi di Basim Ibn Ishaq e il suo discepolo Hytham, la Confraternita poteva vantare una forte presenza in quei territori; il database conferma oltretutto che già nel primo secolo avessero stabilito delle gilde in India e in Asia centrale. Questa forte vicinanza territoriale portò ovviamente ad un fondersi di culture ed etnie, tant'è che alcuni studiosi ritengono come tutti i portatori del cognome Li possano vantare un'ascendenza turca.

Di conseguenza potremmo pensare che Li E avesse già qualche antenato nella Confraternita, o che comunque la sua genealogia riconduca in quei territori; discorso analogo per Li Bai chiaramente. Il loro cognome peraltro li rendeva lontani parenti della dinastia Tang. Ad ogni modo, è alquanto emblematica la risposta di Li E nel momento in cui il poeta scopre la sua affiliazione:


"Nulla è reale, tutto è lecito."

Il capitolo si chiude con il brutale omicidio degli scagnozzi dei Yichunkan, eliminati da E senza che si accorgessero della sua presenza, con manovre da vero Occulto: mimesi tra la folla, omicidio dal carro di peonie e infine l'interrogatorio dell'ultimo sopravvissuto, che rivelò la posizione del capobanda. Alla sua richiesta di pietà, Li E rispose gelidamente che avrebbe riservato la medesima pietà mostrata agli abitanti di Duling. Eliminato anche l'ultimo criminale, l'Occulto si allontana dal luogo del delitto con una peonia insanguinata, che avrebbe tenuto con sé fino al completamento della sua missione.




Capitolo 2 - Per le vie di Chang'an


Il secondo capitolo del manhua si apre dove era finito il primo, con Li E intento ad annusare la sua peonia insanguinata ed a passeggiare per le vie dell'affollatissima Chang'an, diretto verso il suo bersaglio presso il palazzo imperiale. L'atmosfera viene interrotta dall'apertura dei cancelli alla Torre Hua'e, che viene varcata dall'armata del generale An Lushan, difensore del confine nord dell'impero e membro segreto dell'Ordine degli Antichi.

La scena, carica di un'atmosfera aulica e di somma maestà viene rubata interamente dal generale, che induce Li E a mimetizzarsi tra la folla per non essere individuato dal suo antico nemico. L'inaspettato ingresso dello jiedushi nella capitale infiamma naturalmente il pettegolezzo popolare; se la sua affiliazione agli Antichi era infatti tenuta scrupolosamente segreta, non lo era altrettanto la sua forte rivalità con il cancelliere Guozhong.

Il capo dei Yichunkan, capendo di essere osservato dall'Occulto, scatta in allarme.

Le parole che si scambiano i popolani ci lasciano capire come, per fortuna, queste tensioni non ebbero mai modo di esplodere del tutto a causa delle loro diverse posizioni: il cancelliere era infatti confinato ai suoi doveri di corte, mentre Lushan, quale generale semi-indipendente, era devoto alla sua vita militare. Da un punto di vista puramente narrativo, il cavillare del popolo di Chang'an sull' arrivo del generale è sfruttato solamente come mezzo di transizione per trasportarci ad un'altra scena. Li E raggiunge infatti l'ala della Torre Hua'e in cui alloggiano i Yichunkan e il loro capo, un uomo calvo e guercio intento a tranquillizzare i suoi uomini riguardo alla mancanza dell'ultimo carro di peonie, supponendo fosse solo in ritardo - non sapeva che i tre alla guida erano stati brutalmente macellati da E. Per rincuorarli, il guercio promette loro un futuro nell'alta società come ricompensa per i servigi resi al cancelliere Guozhong.


"La carpa salterà oltre il cancello del dragone."

An Lushan arriva a corte.

Il suo entusiasmo viene tradito dal suo istinto, poiché la scena passa rapidamente ad un'atmosfera di sgomento: sentendo degli occhi sospetti su di sé, il capo dei Yichunkan mette i suoi uomini all'erta; l'Occulto lo sta infatti osservando mimetizzato tra la folla, in attesa del momento giusto per colpire. La scena cambia ancora una volta, stemperando l'aura di allarmismo e spostandosi sull'annuncio del vincitore della festa.


La celebrazione avviene nel totale sperpero, con una coreografia di elefanti e rinoceronti riccamente adornati, e acrobati che danzano tra le belve ammaestrate. Il momento clou avviene quando i circensi rilasciano petali di fiori che si trasformano in farfalle, che fondendosi in un turbine rivelano la presenza dell'imperatrice consorte Yang Guifei, la cui bellezza lascia la folla del tutto ammaliata. Ella annuncia la vittoria del cancelliere Guozhong al popolo. La folla esplode allora in una festa, e la squadra vincitrice viene invitata dentro la Torre Hua'e per ricevere onori e il premio finale; in lontananza, Li E osserva il suo bersaglio entrare nel palazzo. Il capitolo dunque si chiude con una presentazione della sala del trono, in cui regna un'atmosfera festiva alimentata da danze e musica. Ancora una volta, a spegnere il brio è l'arrivo inaspettato del generale Lushan, ora di fronte l'imperatore in persona.




Capitolo 3 - L'Ordine degli Antichi


Proprio come in precedenza, il terzo capitolo si apre laddove era terminata la narrazione: il generale An Lushan si è presentato a corte, irrompendo nella sala tanto bruscamente da smorzare l'atmosfera festiva. Questo capitolo in particolare pone maggiore enfasi sulla rivalità tra il generale Lushan e il cancelliere Guozhong, relegando la missione di Li E ad un siparietto; la trama, in questo senso, ci da un visione chiara dell'Ordine degli Antichi al tempo della dinastia Tang.

Le Tartarughe d'oro e Yang Guozhong.

Già al suo ingresso nella sala del trono, il potente generale ravviva il fuoco dell'inimicizia con Yang Guozhong, seduto insieme a tutto il consiglio delle Tartarughe d'oro. Verrà rivelato in seguito come questo gruppo sia solamente il ramo cinese degli Antichi, dotato di un immenso potere nello spettro politico imperiale; sia Guozhong sia il generale Lushan, come abbiamo detto in precedenza, ne sono parte integrante all'insaputa di tutti. Si consiglia di tenere bene a mente il nome di questa fazione misteriosa, poiché in futuro potrebbero rimanere coinvolti nella ricerca di alcuni Frutti dell'Eden associati al culto buddhista.


Alle provocazioni del generale, il cancelliere risponde con un severo rimprovero per non essersi inginocchiato di fronte all'imperatore, mancanza che Lushan rimanda alla sua natura barbara. Ad accompagnare il suo sgraziato inchino di fronte all'imperatrice consorte Yang Guifei, è la seguente frase:


"È mia abitudine inchinarmi alle madri prima che ai padri."

Inaspettatamente, l'imperatore prende con spirito le affermazioni del suo jiedushi prediletto, lanciandosi in una sonora risata che trascina a sé tutti i presenti. Tocca specificare che in questo preciso periodo storico l'imperatore Guozhong è ormai all'apice del suo potere, provato da decenni di intrighi di corte e governo così come dai giochi di potere che dovette affrontare in gioventù per prendere il potere; piuttosto che rappresentarlo come una figura austera e solenne dunque, lo si è voluto presentare come un vecchio giocoso e alquanto infantile. La sua reazione all'intelligenza dialettica di Lushan sembra irritare profondamente il cancelliere, che rimane però nella sua maschera di compostezza. Placata la sua ilarità, l'imperatore rimprovera il generale per essersi perso il momento clou della festa, ovvero la parata in cui veniva annunciato il vincitore; la risposta di An Lushan a Xuanzong denota la sua grande spavalderia e sicurezza:


"Non sono forse io il momento clou della festa?"

Lushan contro Guozhong.

Stavolta è il cancelliere a lanciare una contromossa, asserendo che con o senza il generale Lushan, la Festa dei fiori avrebbe comunque avuto luogo e la primavera sarebbe ugualmente giunta; grazie ad essa avrebbe potuto donare all'imperatore i fiori più belli del mondo. Come è possibile notare, a dominare l'intera scena è il braccio di ferro tra queste due potenti figure, mentre cariche ben superiori come l'imperatore regrediscono al ruolo di semplici osservatori e oggetti del desiderio.


I due protagonisti di questa lotta strategica si scagliano continuamente fendenti senza che fisicamente voli un solo colpo di spada, il tutto solo per ottenere il favore di Xuanzong. Comunque, stavolta è An Lushan ad incassare l'offensiva, e profondamente urtato dalle parole del suo rivale, troneggia davanti a lui in tutta la sua stazza; la tavola è disegnata appositamente per evidenziare le differenze tra i due rivali, a dispetto della loro comune devozione agli Antichi: barbara potenza da una parte, gelida finezza mentale dall'altra. Segue la risposta del generale:


"Ah, Yang Guozhong. Mentre tu giochi con i fiori nella capitale, io gioco con la mia vita al confine. Se non grazie a me, saresti in grado di vederla la primavera?"

La tensione nella stanza è talmente elevata che a stemperare gli animi subentra un'altra Tartaruga d'oro di alto rango: Gao Lishi ribadisce ad entrambi la loro grande importanza per l'egemonia della dinastia Tang, sollecitando un'altra sonora risata dell'imperatore Xuanzong, che separa i due rivali. Il sovrano, non potendo nascondere la sua felicità nel rivedere Lushan, inizia a suonare il suo tamburo ritmicamente, invitando il generale a mostrargli la sua Danza del Barbaro Tornado, che non vedeva da molto tempo. Il battito di un piede sul terreno da parte del comandante prelude l'inizio del suo ballo; un approfondimento su questa danza: essa sembra essere ispirata nel nome e nei movimenti ad una storica danza cinese tipica della dinastia Tang, chiamata Huteng. Essa era caratterizzata da salti e piroette scandite a ritmo.

La Danza del Barbaro Tornado.

La scena si sposta molto brevemente sui Yichunkan, che vengono alloggiati da un servo del cancelliere al padiglione Chengxian, in attesa di ricevere la loro ricompensa - non la otterranno mai dato che Ghuozong era inchiodato a corte, costretto ad osservare la folle danza del suo avversario. La scena qui si presenta estremamente dinamica, con Lushan che piroetta su sé stesso a grande velocità mentre un gruppo di ballerine lo accompagnano; il ritmo della danza è dato dal tamburo dell'imperatore e dagli incitamenti della folla a suon di "gira!" Così come il tornando non accenna a placarsi, neanche l'astio tra An Lushan e Yang Guozhong non si è mai realmente spento: la tavola mostra chiaramente dei momenti in cui lo sguardo dei due si incrocia, ribollendo di sfida e guerra.


La chiusura di questo terzo capitolo è lasciata ad un cliffhanger, che vede i Yichunkan avventurarsi nelle terrazze del loro alloggio, dove ad aspettarli, tuttavia, c'è Li E con la sua peonia insanguinata e la promessa di una vendetta.



 

Concludiamo qui questa prima parte del racconto e dell'analisi di Assassin's Creed: Dynasty. Continuate a seguirci per vedere la seconda!



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